sabato 4 novembre 2017

Le forme

Per indagare adeguatamente  sulla forma delle pinne artificiali, bisogna andare indietro nel tempo e cercare di capire quale è stata la sua evoluzione nel corso degli anni, avvenuta grazie a migliorie sulla teoria, tecnologia e materiali.

Uno dei pionieri delle pinne artificiali, Benjamin Franklin, osservando gli oggetti e gli animali che passavano nel fiume Charles, a Boston, pensò a delle tavolette di legno, con la forma di tavolozze da pittore da apporre a mani e piedi per aumentare le capacità natatorie dell'uomo.

Nel 1926 Yves le Prieur si interessò alla cosa e, complici lo sviluppo che c'era stato nei materiali e la sua osservazione dei pescatori polinesiani, sviluppò soluzioni interessanti. Brevettò, oltre alle due pinne per i piedi di forma triangolare (più o meno come ne vediamo oggi) anche due per le mani a forma di cucchiaio. Solo più avanti introdusse una sorta di monopinna per i piedi.

Nel 1939 lo statunitense Owen Chrchill acquisì il brevetto delle pinne e introdusse un asimmetria tra la destra e la sinistra e una grande giunzione in mezzo alla paletta.

Con varie modificazioni e copiature di progetti si giunge fino alla forma odierna della pinna denominata fan-blade.
Bisogna però far notare che la forme delle pinne si modifica a seconda dell'uso che se ne fa. Le pinne da apnea sono tendenzialmente più lunghe e strette delle pinne da ARA; inoltre ci sono le cosiddette monopinne, in cui entrambi i piedi sono collegati alla stessa pala, che nel tempo hanno raggiunto dimensioni standard: 60/80 centimetri di lunghezza e 60/70 centimetri di larghezza.

Per uteriori informazioni il riferimento è a questo sito.

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